Vaticanista come Pulcinella
*Una versione più sintetica su QELSI QUOTIDIANO, clicca QUI
Certe volte dei lettori cupidi di servilismo o solo affezionati mi dicono “tu dovresti essere il vaticanista del Corriere!!!”… o di Libero o del Foglio o del Giornale “ché manco ne ha uno”. Etc. etc…
C’era l’altro giorno qualcuno dal Patriarcato di Venezia, uno dei tanti che auspica la mia fulminante carriera da vaticanista, che mi scriveva: «Complimenti per l’ultimo articolo su “La Cuccia”. Mi sono sempre chiesto “ma perché non fa il vaticanista in qualche giornale?”. Ne sai più tu di molti che scrivono di aria fritta. Guarda, non lo dico per piaggeria: però finché, con tutto il rispetto, abbiamo vaticanisti, bravi ragazzi, per l’amor del cielo, che fanno le sibille a corrente alternata (soprattutto durante certi affaires come vatileaks), dopodiché… il silenzio… chissà perché… Comunque per me dovresti farti avanti, purtroppo spesso i giornali non chiamano persone valide, sul Giornale mi sembra che non scriva ancora nessuno, perché non ti proponi?».
Beati quelli che sono come bambini, perché di loro sarà il regno dei cieli!
Leggo queste cose con un sorriso sornione. Sorrido, non solo perché so che ne sarei perfettamente capace, più di tanti altri e ho la sfacciataggine di dirlo anche (ricordate: l’ipocrisia nel Vangelo è detestata da Cristo, più della vanità… e l’ipocrisia è l’unico pregio che non ho); e ne sono capace dal momento che sono uno che sa ascoltare silente, ascolto tutti, soprattutto lascio parlare liberamente, non violo i segreti pubblicamente se ho promesso di non farlo; ma principalmente, mentre li ascolto li giudico in silenzio.
Sorrido, perché sono un realista, e so di non avere le necessarie raccomandazioni per entrare come vaticanista nei giornali (non subito almeno), i quali a loro volta stanno messi male a soldi e semmai tagliano personale invece che aumentarlo, e le prime teste che cascano sono quelle dei vaticanisti. E poi ho anche una personalità troppo marcata per non fare contrasto su un giornale classico.
Sorrido, anche, e soprattutto, perché non mi prendo mai davvero sul serio quando gioco a fare il “vaticanista”, non ho nemmeno stima di questa roba qui: neppure io credo a tutto quel che scrivo, né a tutto quello che sento, e ne sento una sacco, ma nemmeno immaginate quante. Non ci credo per realismo, perché conosco il mondo ecclesiastico e pure abbastanza quello vaticano per non sapere come nascono le vocine di corridoio, le calunniette, le leggendine metropolitane su questo e quel personaggio ecclesiastico eminente, o addirittura sul romano pontefice. Sovente messe in giro da altri ambiziosi che in nome del “mors tua vita mea” cercano di gambizzare in qualche modo un carrierista emergente, uguale e contraria alla loro, per svettare sui concorrenti: la curia è come un bus sempre pieno, quando uno sale l’altro deve scendere. E il carrozzone va…
Sorrido sornione quando da questa e quella diocesi, da quella e quell’altra corrente ecclesiale, dal codazzo di qualche arcivescovo mi scrivono trafelati per chiedermi “Mastino, sai se il papa darà la porpora al mio vescovo?”… “Mastino, il mio arcivescovo non ne sa niente, tu sai niente?”. Come sei io davvero fossi non dico il vaticanista di Avvenire ma addirittura il segretario della Congregazione dei Vescovi, o magari il portavoce del papa. Ma come fai a no ride?
Mi riportano i “lanci” di un poveretto che non sa più a chi vendersi per atteggiarsi a “vaticanista”, un fac-simile di vaticanista che scrive sul blog di un noto giornale di sinistra e che ha il nome di un formaggio: lo compatisco, con enorme pena. Il quale, a proposito delle prossime porpore, fa con il fiatone i suoi lanci sventurati: “Oggi, Epifania, il papa farà i nomi dei prossimi cardinali”. E invece niente, prima figura di merda, ma non si rassegna e rilancia: “Domenica all’angelus…”. Niente. Rilancia ancora: “Nella prossima udienza del mercoledì”. Manco, una vera grana, povero stronzo! Fosse finita lì: ha ridato appuntamento al papa per il prossimo “Angelus”. E prima o poi succederà!
Ecco, se fare il sedicente “vaticanista” dei poveri è questo, posso io, che rispetto a questo fesso sono quasi colto e intelligente (e so pure scrivere e scrivendo so di cosa scrivo), o comunque non sono… fesso, posso io dunque ridurmi così? Posso io fare come questa gente qui, questi formaggini del vaticanismo, che per arrivare a scrivere simile cazzate sul blog di un quotidiano, facendo pure figuracce meschine, hanno dovuto passare la loro giovane vita invece che a cavalcare qualche puledra, a leccare profondamente ani collassati di vecchioni imporporati? a reggere la prostata cascante di cardinaloni usurai perché non ci inciampassero? A nettarne i pannoloni clericali traboccanti di materia viscerale e materia grigia? Posso io fare tutto questo? Posso ridurmi così? Mi ci vedete a reggere il codazzo ai cardinali? Ma ce li strozzerei con il loro stesso codazzo, qualche giorno! Ma io sono un vecchio anticlericale, non datemi retta…
Scrivo di Vaticano così… per divertimento, prima di andare a letto, per ridacchiarci su… ma… ma come diceva il Marchese del Grillo “quando si scherza bisogna essere seri, se no che divertimento è?!”. Soprattutto ho imparato con un po’ di esperienza di vita che le cose vere bisogna dirle in un certo modo, come faceva Pulcinella per esempio, che scherzando diceva la verità. E poi ogni tanto vi do qualche bocconcino di vaticanismo… perché me lo richiedete, perché mi si raddoppiano le visite sul sito, ovunque ne scrivo: per una ragione misteriosa la gente mi prende sul serio su queste cose. Forse, appunto, perché scherzando scherzando…
Ma dico la verità: non è che io ho veramente dubbi su quel che scrivo: ho dubbi su molti di quelli che mi fanno confidenze, soffiate: tutti hanno doppi fini, a fin troppa gente piace millantare di “secrete cose” che proprio perché non le conosce ne parla in giro; a troppi altri ancora interessa mescolare due terzi di verità a un terzo di menzogna per fini suoi propri. E infine la maldicenza, il pettegolezzo quantunque peccati, sono istinti insopprimibili della natura umana: chi vi resiste non è più di questo mondo, è un santo.
Tra ieri e oggi ho collezionato qualche ora qua e là di fluviali “confidenze” sul, va da sé, Vaticano. Siccome è tardi e la mia memoria filtra e scarta molto, ve ne accenno qualcuna, il resto lo lascio all’allusione, alle parole oblique, alla libera interpretazione, all’intuito e al non detto. Cazzatine, cazzeggio: rilassatevi e godetevela.
Immacolata la papessa immaginaria, umiliata dal papa
Secondo una mia clericale corpulenta fonte non so quanto attendibile (anche perché è la stessa che nello scorso conclave mi disse “certamente non sarà eletto un latinoamericano, questo e poco ma sicuro!”, e non è la prima cantonata che prende), lo scorso mercoledì è successo, lui presente, un fatto stranamente passato inosservato all’udienza del mercoledì in Piazza San Pietro.
All’improvviso s’è vista la papessa (immaginaria) Francesca Immacolata Chaouqui (vedi QUI) mentre si tirava appresso un malato in carrozzella, posizionandosi in un punto dove era sicura sarebbe passato il papa a salutare. Come mai?
Praticamente, dice la fonte, si è ridotta a questi mezzucci perché il papa non la vorrebbe né vedere né incontrare, e le sarebbe stata negata non solo udienza ma qualsiasi occasione di avvicinare Francesco. Persino le sarebbe impedito di accedere alle file del “baciamano” a Santa Marta, nei dopo-udienza. E allora ecco l’idea: usare un malato per scambiare due parole col papa, probabilmente richiedere un appuntamento.
In effetti il papa è passato a salutare il malato, e subito l’Immacolata si è sbracciata per distogliere l’attenzione del papa dal malato e richiamarla su di sé. Il papa ha sollevato la testa e gelidamente ha rivolto l’attenzione alla Immacolata, che ne ha approfittato per chiedergli qualcosa. Il papa ha capito il gioco, è rimasto freddissimo, il volto scuro e lungo di una maschera incaica, ed è andato oltre. Era incazzato.
Appena terminata l’udienza e tutti i convenevoli, ha preso il cellulare di servizio e ha immediatamente chiamato la papessa. E lì l’ha fulminata e frustata con una ramanzina agghiacciante, nella quale – mi si dice – il papa l’ha rimproverata anche per aver usato un malato, tenuto oltretutto per ore al sole in piena Piazza… quando lui i malati li riceve anche direttamente a Santa Marta senza troppi filtri, e se proprio voleva per i suoi scopi usare un poveraccio, beh, poteva allora portarlo direttamente a Santa Marta invece di stressarlo così. Questo mi è stato raccontato: vero? falso? Boh!
Ci sarebbe dell’altro, per la verità: Immacolata Chaouqui, per volontà dello stesso pontefice, in Vaticano sarebbe stata stretta in un cordone sanitario, dopo tutto quel che è venuto a galla su di lei (fate una ricerca su google, circa i corvi del Vaticano): venutone a conoscenza, pare ne sia rimasto mortificato e risentito il papa: era sta ingannato. Per cui, adesso, la Immacolata se ne starebbe con le mani in mano, senza avere accesso alcuno alle famigerate secrete carte dello IOR, quelle che le sarebbe spettato d’autorità consultare, secondo contratto, in quanto membro di rilievo della Commissione Referente sulla banca vaticana. Niente! Così pare… il papa non vuole più! Non la caccerebbe solo per salvare la faccia, più che della signora, la sua, essendo tipo che, almeno apparentemente, non torna mai sui suoi passi, una volta presa una decisione; in caso, neutralizza gli effetti delle sue scelte sbagliate ma pubblicamente non lo dà a vedere.
Insomma, la Immacolata pare giri per il Vaticano con le mani in mano, senza avere un ruolo preciso. Così dice. Dice pure che, non avendo niente di meglio da fare, fa danno. Soprattutto chiede informazioni a tutti tipo “ehi tu, sai niente se in Vaticano c’è qualcuno che fa il doppio gioco?”. Riceve amici confidenti al secondo piano dell’Hotel Columbus di via della Conciliazione.
Ma chi l’avrebbe veramente fatta entrare questa qui in Vaticano? Qualcuno aveva detto all’inizio l’Opus Dei, cosa alla quale io non ho mai creduto perché so bene l’intelligenza, lo scrupolo e il rigore col quale l’Opus, questa benemerita organizzazione cattolica, seleziona il personale da mettere al servizio della Chiesa. E infatti non è stata l’Ovra. È stato invece il vescovo Vincenzo Paglia, è stato Andrea Riccardi l’ex ministro di infame memoria, è stato insomma il sinistrorso ed equivoco Sant’Egidio che ha rifilato questa donna al papa, con le migliori garanzie… e non è un caso che il papa se ne sia pentito amaramente quasi subito. Di essersi fatto coinvolgere nella macchinazioni tipiche di quella gente dubbia e dalla pratiche inquietanti qual è quella che ruota intorno al mondo santegidino.
Ma perché un noto e ambizioso vescovo come Paglia, amico dei potenti e padre spirituale dei culi di pietra, perché uno così si è friccicato tanto per raccomandare la Chaouqhi. Perché pare che questa arrampicatrice calabro-marocchina abbia presentato a Sant’Egidio imprenditori danarosi, pronti a finanziare. Ed è stata dunque a dovere ricompensata dalla venerabile coppia di fatto Paglia-Riccardi. A spese del papa. Fra gli imprenditori di maggior spicco, c’era l’amico della Chaouqui: Alessandro Proto (vedi QUI). Che guardacaso adesso l’hanno schiaffato dentro. Dimmi con chi vai… era un truffatore, pare.
La piscina di Domenico Giani
A proposito, una cosa che non c’entra niente: in Vaticano, qualche manina che non avendo nulla da fare passa le giornate a giocare coi pollici, da un po’ manda qua e là, magari pure su qualche sito di spetteguless, magari proprio su Dagospia, “rivelazioni” sul venerabile capo della Sicurezza Vaticana, quel gentiluomo di Domenico Giani. Che nonostante sia oberato da mille impegni, stante le sòle una inculata all’altra che il papa ha preso a proposito di nomine IOR (vedi anche QUI), non ultima anche quella di Ricca e della femmina fatale al photoshop, donna Immacolata, stante tutto questo si è visto nominare in una posizione di preminenza anche nella ormai famigerata Commissione Referente sullo IOR. Di fatto a sostituire gli altri commissari (le sòle succitate: Ricca e la marocchina…), che lì sarebbero praticamente passati in men che non si dica da commissari a “commissariati” e non possono più sapere, vedere e dir nulla. Per volontà del papa. Così si dice.
Guardacaso, seduta stante sono cominciati a circolare, pubblicati dai giornali, resoconti scandalosi (vedi QUI) su Domenico Giani appena assurto a tanta gloria, circa presunti suoi appartamenti extralusso con piscine e via dicendo che si sarebbe fatto costruire a spese di chissà chi: resoconti vergati, si presume, da una manina adusa a queste smanettate e che non ha niente di meglio da fare tutto il giorno, in Vaticano. Di chi è quella manina? La calligrafia è maschile o… femminile? Certo è che deve essere di uno/a abituata alle dagospiate.
Sì, avete capito bene, l’uomo dal grande futuro dietro le spalle, del quale a lungo scrivemmo, cioè mons. Battista Ricca, quello chiamato a portare “pulizia” allo IOR e finito inzozzato un giorno dopo, da un suo stesso curriculum a luci rosse spuntato fuori all’improvviso, sarebbe oggi non un sorvegliante ma un sorvegliato speciale… un commissariato.
Il papa, qui pure, non l’ha ufficialmente rimosso il Ricca per salvare e salvarsi la faccia e non dare l’impressione che riconosca un suo errore ritornando sui suoi passi; di fatto però l’avrebbe esautorato da tutte le sue funzioni pur restando egli formalmente in carica. E quando gli è capitato a tiro, dopo lo scandalo, gli ha fatto un cazziatone nel quale all’incirca gli avrebbe detto «ok, ci siamo incontrati tante volte, abbiamo parlato, ci siamo confidati, ma tu mi vai a tacere certe cose quando io sto per nominarti a una carica tanto delicata, mettendomi così pubblicamente in imbarazzo?! Non sei stato onesto con me!». Fatto è che adesso mons. Ricca allo IOR conta meno dello scopino.
Il chi è dei primi cardinali di Francesco. Parolin non sarà cardinale e…
Il papa dunque sta rimandando l’annuncio della creazione dei nuovi cardinali, per il concistoro di febbraio: di norma avrebbe già dovuto annunciarli per l’Epifania. Se non lo ha fatto, significa che la lista non ce l’ha ancora, e che diversi nomi sono in bilico, su altri si sta trattando.
Mi hanno riferito delle cose, che giusto per farvi contenti vi dico, ma che io prenderei comunque con le pinze, visto che personaggio imprevedibile e impenetrabile è Bergoglio: qualcuno ha detto che “l’incognita è il suo stile”, l’incognita e aggiungo io le idiosincrasie, gli umori variabili, l’impulsività e l’improvvisazione che non poche volte gli ha fatto prendere cantonate pazzesche.
Chi ci sarà dunque nella prima infornata cardinalizia di papa Francesco, e chi no? Si sente dire che persino quel buon diavolo dell’arcivescovo di Perugia, mons. Bassetti, sarebbe nella lista, si danno per “sicuri” Parolin, l’incontenibile stravagante Baldisseri, per incerti Moraglia e Nosiglia.
Le cose dovrebbero stare così come sto per dirvi, a prescindere dall’imprevedibilità del papa. Il segretario di stato Pietro Parolin – sussurrano – avrebbe stipulato un accordo con Francesco per saltare questo turno e rimandare la sua creazione cardinalizia, e di per sé questa sarebbe la notizia più grossa.
Quanto al vescovo di Perugia, Bassetti, la sua nomina è pura fantasia giornalistica. Certa pare invece quella di Beniamino Stella, giunto a capo della Congregazione per il Clero, e che sta entrando come membro in tutte le commissioni cardinalizie (rimpiazzando i cardinali colpiti dalla ripicca di Bergoglio, perché gli si sono schierati contro in conclave: Piacenza, Bagnasco etc., e rimossi da ogni dove), roba che non si vedeva dai tempi del cardinale Francesco Marchisano, che qualcuno, non forse con tutti i torti, all’epoca vide come vertice di un giro oscuro interno al Vaticano. Certo è il successore di Bergoglio a Buenos Aires, mons. Poli.
Molti però vogliono sapere, più che dell’insignificante arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia (mi pare gli sia stato già consegnato il biglietto con la promessa di nomina), del patriarca di Venezia, il santo arcivescovo Francesco Moraglia, che proprio perché viene dalla “scuola genovese” che aveva per maestro Siri, ma che è anche quella dei castigandi Piacenza e Bagnasco, molti temono sia escluso dalla porpora; così come anche che Venezia, la più blasonata delle diocesi, sia privata del titolo di sede cardinalizia; temono l’una e l’altra cosa perché il patriarcato nello scorso secolo ha dato alla Chiesa ben tre papi e perché, soprattutto, molti preconizzano (non a torto) proprio Moraglia come futuro pontefice, in successione di Bergoglio.
Ecco, temono che il papa, consapevole di questo, voglia esentarlo dalla porpora così da impedirgli di ascendere un giorno al Soglio. Chiacchiere. Chiacchiere perché, a quel che ne so, a Francesco Moraglia, proprio a lui il bigliettino riservato della Santa Sede con la promessa di creazione cardinalizia nel prossimo concistoro, gli è stato da poco consegnato. Mi sbaglio, dite? Può darsi. Può darsi che non mi sbaglio neppure se ipotizzo l’elevazione al cardinalato di un francescano duro, famoso, carismatico e conservatore come l’arcivescovo di Filandelfia, Charles Joseph Chaput. Sebbene i tipi così diano l’orticaria al parziale e partigiano papa Francesco.