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Channel: La cuccia del Mastino
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Tutte a me capitano

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Gli stupidi mi chiedono spesso “ma tutte a te capitano?!”. Ad esempio quando racconto piccole disavventure o avventure sul mio facebook. Per divertire o far riflettere i miei contatti, che non tutti sono stinchi di genio.

Io compatisco la loro stupidità, e ogni volta li rendo edotti che “a me capitano” perché sono tanto intelligente da accorgermene; soprattutto sono un appassionato di umanità, osservo i particolari delle persone, la gente mi incanta e mi disgusta al contempo, e mi chiedo sempre come facciano tutti questi cialtroni, talora moralmente e persino fisicamente repellenti, ad essere tutti quanti “figli di Dio”, come fa a creare certe cose, per quale ragione sono noti e amati, loro pure, da Lui. Non capisco. E mi meraviglio. E puntualmente mentre guardo e penso tutte queste cose, incantato, mi scordo di scendere alla fermata giusta della metro… e devo ritornare indietro.

Mi incanta la bellezza, ma soprattutto mi impressiona la bruttezza e le secrezioni di questa: il mio naso sensibilissimo (dopotutto resto uno “storico degli odori” e dell’igiene), più degli occhi, più degli altri sensi sniffa la putrefazione nel carrozzone umano, e automaticamente catalogo odori e cattivi odori che mi scoppiano nel cervello terrorizzandomi, come mi terrorizza sempre la gente sporca. È perché tutto questo mi ricorda l’Antica Caduta, il peccato originale: la carne umana non fa che putrefarsi in continuazione, perché non abbiamo a dimenticare da chi discendiamo. Vorrei sommergere tutta l’umanità sotto un diluvio di amuchina.

downloadMi chiedo ad esempio come possano quei due orientali, due filippini, due pakistani che appestano un bus con la loro presenza mefitica, così brutti e con la pelle e il naso e tutto che tanfa di aglio, come possano baciarsi, fare l’amore fra di loro: la proiezione dell’idea di parti intime di persone sporche e olezzanti d’aglio che si congiungono tra loro, ha la forza di farmi vacillare in preda allo sturbo.

La forza evocativa ed apocalittica dei “non-luoghi”, come le stazioni, le metro, troppi altri posti pubblici metropolitani, mi affascina e mi nausea insieme, ne sono attratto e respinto. Lì sento tutto il “nulla” assoluto del mondo. Il nulla assoluto del genere umano. E il mistero o l’assurdo di quel “nulla” che in Cristo trova una ragione e si fa “tutto”. Un “tutto” imperscrutabile, incomprensibile a viste umane: come può essere tanto anonimato e tanta bruttezza, tanta putrefazione morale e carnale un “tutto” in Dio? Vedo la decadenza della creatura, intuisco il mistero della sua vita, ma soprattutto mi massacro il cervello nell’assurdo di tutto questo.

“Capitano” tutte a me, certo, cari imbecilli che me lo fate notare. La gente a osservarla bene, ti rendi conto ti fa “capitare” tante cose; per questo la mia vita è ricca anche quando non faccio assolutamente nulla: sto seduto da qualche parte… e guardo, osservo, mi appassiono all’umanità. E davvero allora tutto “capita”. Mi basta andare un quarto d’ora al mio bar, e già nel tragitto ho attraversato un mondo, il mistero di Dio e della creatura umana.

Sono mesi che mi interrogo su chi è quella vecchina candida, antica, dalla dentiera perfetta, immersa nel biancore fulgido della sua estrema vecchiezza, con quel cane al guinzaglio col giubbottino. Ma gli occhi sono vivi e neri, spuntano come due tizzoni ardenti sulla cenere. Eppure fa tenerezza e paura al tempo stesso. Deve essere stata una donna molto forte, terribile, dedita a cause infami: deve aver amato furiosamente qualche uomo, un tempo. È carne che fu bollente, si vede…

Perché questa vecchissima donna passa ogni giorno dietro la mia finestra e rancorosa lancia ordini al suo cane bestemmiando con furore il nome di Dio? Una vecchina che potrebbe essere una delle nostre antiche nonne laggiù nella provincia, ma che bestemmia con rancore Dio e la Madonna. Scopro oggi che è una vecchia militante dell’antico PCI, quello vero e che faceva paura, una ragazza “partigiana” di Roma ai tempi dell’occupazione tedesca. Cosa strana per una razzista matricolata con cane altrettanto razzista de merda.

Mi ha sempre turbato che questa vecchia mi fissi dritto negli occhi, e non capisco mai con che sentimenti. Oggi, tornando dal bar la vedo ferma a parlare con dei conoscenti. Si gira e mi guarda: dritto negli occhi, forse con un velo di ironia; forse, penso, perché si aspetta un mio saluto. Mi fissa la fisso. E anche il cane bassotto, spunta fuori mi fissa e mi abbaia contro. Allontanandomi sento la vecchia comunista gracchiare ridendo: «’Sto cazzo de cane non può vedere i negri… gli stracomunitari [sic!]… li turchi, l’arabi come quello lì». Cioè io.

A proposito di turchi.

C’è al bar un ragazzo con un fascino tutto mediorientale. E infatti ha scritto ovunque che ha nelle vene il sangue di Maometto. Un ragazzo dello Yemen. Fidanzato con una ragazza italiana. Molto educato, socievole, ammodo, gentile; misterioso e doppio come qualsiasi mediorientale.

Mi dicono che mena la ragazza, perché lui “ha la sua mentalità”. E lei non s’adegua del tutto: gli uomini arabi e islamici sono così, si comportano da principi maliardi per conquistare una donna, e la fanno sentire una regina; dopo averla conquistata ne fanno una schiava, e ne diventano i padroni. Non provo compassione per la ragazza e spiego che sapeva bene a chi si fidanzava, e in ogni caso ancora ci sta insieme: evidentemente a certe donne piace, eccita essere e rappresentarsi come vittime. Ed è, diciamocelo, terribilmente sexy in fondo, a pensarci bene: la carne dilacerata dall’amore reazionario e selvaggio. Finalmente un uomo che fa l’uomo e una donna che fa la donna: un gioco perverso. Ma eccitante come tutte le cose perverse. E contorte. E folli. C’est l’amour, mes cheres!

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